Basket, Edoardo Campus: “Essere Capitano mi riempie di orgoglio”
La scorsa settimana è ufficialmente iniziato il campionato di Serie C Silver di basket. I ragazzi allenati da coach Gabriele Sassu, dopo aver giocato alla pari per 30’, hanno subito il primo ko stagionale perdendo contro la Torres.
Come sempre accade in questi casi la testa è però già rivolta a partire dal primo allenamento, alla prossima partita, quella in trasferta contro l’Olimpia Cagliari.
La partita contro la Torres è anche stata la prima da Capitano per Edoardo Campus, che dopo 13 anni di CUS Sassari, ha avuto l’onore di ricoprire un ruolo di spicco nel roster rossoblù.
La prima di campionato contro la Torres
Lo stesso Edoardo Campus ha commentato il match contro la Torres, presentando nel dettaglio anche la stagione 2022/2023.
“La partita contro la Torres è stata una partita importante per noi, perché era fondamentale tornare sul campo e testare un po’ la nostra preparazione fisica, mentale e tattica. Il risultato finale secondo me non rispecchia i valori che si son visti sul campo, ma come ci siamo detti prima e dopo il match negli spogliatoi, per noi era importante mettere benzina nelle gambe e valutare la prestazione prima del risultato.
Sicuramente siamo stati penalizzati da una partenza un po’ a rilento che ci ha costretti ad inseguire fin dai primi minuti: sappiamo che in questi casi serve la maturità per affrontare insieme i momenti di difficoltà e sono sicuro che raggiungeremo presto quest’obiettivo.
Siamo una squadra giovane che ha necessità di continuità e di costante stimolo. Giusto capire a che punto siamo nella preparazione ed è giusto che il test di domenica ci abbia un po’ indirizzati. Al di là del risultato son contento che alcuni dei nostri ragazzi abbiano esordito nel campionato di Serie C Silver e sono sicuro che abbiano già capito cosa significhi far parte di questo gruppo e vivere la quotidianità con noi”.
Edoardo Campus e l’importanza di essere Capitano
Dopo l’addio di Arnaldo Dellacà, la società ha deciso di assegnare la fascia di Capitano proprio a Edoardo Campus, una bandiera del CUS Sassari:
“Essere il Capitano di questa squadra mi riempie di orgoglio. Non è facile esprimere l’amore che provo per questa maglia e per tutto ciò che circonda il mondo CUS Sassari. Ogni sabato, quando indosso questi colori, mi sento come la prima volta, immagina ora che sono il Capitano.
Per quanto riguarda la pressione, invece, posso dire che quando scendo in campo sento le stesse sensazioni che provavo fino alla stagione scorsa, perché il mio è un ruolo che viene da sé. Mi rendo anche conto che la mia sia veramente una fortuna unica: gioco in questa squadra da 13 anni e pensare che ora su quel campo che ammiravo da piccolo ci gioco io con gli amici di una vita fa un effetto strano, sembra quasi surreale.
Per quanto riguarda la figura di Arnaldo…beh se essere capitano è una fortuna, figurarsi farlo dopo una persona come lui. È stato un esempio ed una guida per me e per tutti noi: è impossibile spiegare tutto ciò che ha fatto per noi con tanta dedizione e altrettanta pazienza. Sono sicuro che anche lui si sia divertito e che si sia tolto qualche soddisfazione non da poco”.
Gli obiettivi stagionali del CUS Sassari
Lo scorso anno salvezza e playoff: nello sport si sa, ottenere un risultato è difficile, ma è ancora più complesso confermarsi. Edoardo Campus, però, si sente pronto ad affrontare al meglio la nuova stagione:
“Giusto dire che ripetersi non è facile, ma noi ogni anno vogliamo alzare l’asticella. Siamo un gruppo giovane che conta di fare meglio anno dopo anno.
In questa stagione, a mio modo di vedere, siamo più preparati, perché i ragazzi crescono e ognuno di noi ha un anno in più di esperienza sulle spalle. Soprattutto, cosa da non sottovalutare, abbiamo ritrovato la continuità che il Covid ci aveva un po’ portato via”.
L’importanza dei giovani e del Settore Giovanile
Nel corso degli ultimi anni diversi giocatori hanno avuto l’opportunità di esordire con la Prima Squadra e di entrare in pianta stabile nel roster guidato da coach Sassu. Una dimostrazione ancora più ampia di quanto sia importante per il CUS Sassari il Settore Giovanile.
“Il CUS si basa sul proprio Settore Giovanile: siamo fieri del lavoro che la società porta avanti e lo dimostra il numero di giovani che viene ogni anno aggregato alla Prima Squadra. È importante far entrare i ragazzi a contatto con una realtà come la serie C Silver. Per loro è una vera e propria fortuna, perché fonte di esperienza di rara e pregevole fattura; allo stesso tempo una fortuna per il CUS Sassari stesso che può auto sostenersi e permettere a noi e ai ragazzi più piccoli di vivere in prima persona il campo e le emozioni che questo ci regala”.
Il nuovo parquet del PalaCUS
In questa stagione la società avrà l’opportunità di allenarsi nel nuovo parquet:
“La disponibilità da parte della società di andare ad investire nel nuovo parquet dimostra quanto il progetto sia ben strutturato e soprattutto di centrale importanza. Noi scendiamo in campo dappertutto con l’intenzione di vincere le partite, ma niente ci porta a tirar fuori gli artigli come il nostro campo, casa nostra, una palestra dove molti di noi hanno speso ore e ore di fatica, passione, dove abbiamo memorie fantastiche e anche altre più dolorose. Il PalaCUS per noi è fonte di vita ed emozioni e questo deve essere per noi fonte di orgoglio e dobbiamo fare il possibile per difenderlo in ogni maniera”.
Edoardo Campus, coach Sassu e la continuità del progetto
Da diverse stagioni l’allenatore del CUS Sassari è Gabriele Sassu, un coach giovane che ha dimostrato di saper lavorare bene con i giovani e anche con i più esperti:
“Gabriele è per noi un punto di riferimento. Lui conosce noi, noi conosciamo lui. Il rispetto e la fiducia vanno di pari passo e questo è fondamentale per poter creare un’alchimia forte all’interno di un gruppo, cosa ben diversa da una semplice squadra: la sua riconferma ci dà stabilità e continuità. Personalmente posso dire che con lui ho un legame speciale, ci capiamo al volo, sa come spronarmi e come gestirmi e lo sa fare con tutti i ragazzi. Il suo è un compito non facile, perché giostrarsi e muoversi all’interno di un gruppo richiede grandi capacità di osservazione: è vero che ognuno di noi ha i suoi compiti, ma anche le sue necessità, i suoi bisogni e un modo di approcciarsi differente.
Lui è bravissimo perché ci conosce così bene da avere tutte le chiavi giuste per poterci spingere al limite, per farsi capire e per far capire a noi cosa vuole e spera di ottenere dai singoli e ancor di più dal gruppo in generale”.